Qualche tempo fa ho pubblicato una poesia di Costantino Kavafis e un mio attento lettore ha pensato di mandarmi via mail la recensione delle poesie di questo autore, ed io ho il piacere di proporvela.
Kavafis _ Le memorie e la passione
Questa è una recensione per cosi dire, fuori dagli schemi. Non leggo poesie da molto tempo, ma tutti le hanno scritte, almeno qualche volta, negli anni della gioventù, o dell’adolescenza, quando l’amore, l’incantatore primo, ipnotizza e turba i sensi, forzando ad usare le parole su strade sconosciute per trovare un senso. Questo secondo libro della collana poeti del 900, mi ha insegnato che la poesia va letta piano, lentamente. Volevo leggerla e l’unico modo era appunto quello. Ho dovuto frenarmi e far scendere parola a parola, quasi goccia a goccia, il senso nella mente, per poterne scoprire la poesia. E poi non ho voluto abbandonarla e cosi, faticando le ho lette tutte. Quasi un lavoro. E questo in minima parte, riconosce l’oscuro lavoro del poeta. Che insegue, non c’è dubbio la parola giusta, il verso compiuto. Tanto più per uno come kavafis, che resta un enigma, per me, dietro agli occhiali con le lenti appena fumè, il vestito inappuntabile, con il gilet, e la pochette ed i gemelli. In una Alessandria, risonanze infinite, sepolto vivo, a coltivare i suoi fantasmi della memoria, ulteriore mito ad una città che non si è fatta mancare nulla. Non sono poesie per tutte le stagioni. Sono poesie di rassegnata disperazione dietro la passione, urlanti bestemmie dietro la raffinata citazione erudita. Sconvolgenti. Anche perché manca assolutamente una dimensione storica attuale. Non vi è nessun riferimento se non in una, al paese ed al mondo dove viveva. Eppure,se in questo non è epica, ma lirica, apparentemente, sono dimenticate, infrequenti accidenti, inciampi , se pensiamo a come ben minori poeti furono premiati. Ci si domanda se la letteratura italiana del 900 disse qualcosa, di simile. No, la voce di tale poeta è unica e solo con il tempo verrà fatta giustizia .
Kavafis _ Le memorie e la passione
Questa è una recensione per cosi dire, fuori dagli schemi. Non leggo poesie da molto tempo, ma tutti le hanno scritte, almeno qualche volta, negli anni della gioventù, o dell’adolescenza, quando l’amore, l’incantatore primo, ipnotizza e turba i sensi, forzando ad usare le parole su strade sconosciute per trovare un senso. Questo secondo libro della collana poeti del 900, mi ha insegnato che la poesia va letta piano, lentamente. Volevo leggerla e l’unico modo era appunto quello. Ho dovuto frenarmi e far scendere parola a parola, quasi goccia a goccia, il senso nella mente, per poterne scoprire la poesia. E poi non ho voluto abbandonarla e cosi, faticando le ho lette tutte. Quasi un lavoro. E questo in minima parte, riconosce l’oscuro lavoro del poeta. Che insegue, non c’è dubbio la parola giusta, il verso compiuto. Tanto più per uno come kavafis, che resta un enigma, per me, dietro agli occhiali con le lenti appena fumè, il vestito inappuntabile, con il gilet, e la pochette ed i gemelli. In una Alessandria, risonanze infinite, sepolto vivo, a coltivare i suoi fantasmi della memoria, ulteriore mito ad una città che non si è fatta mancare nulla. Non sono poesie per tutte le stagioni. Sono poesie di rassegnata disperazione dietro la passione, urlanti bestemmie dietro la raffinata citazione erudita. Sconvolgenti. Anche perché manca assolutamente una dimensione storica attuale. Non vi è nessun riferimento se non in una, al paese ed al mondo dove viveva. Eppure,se in questo non è epica, ma lirica, apparentemente, sono dimenticate, infrequenti accidenti, inciampi , se pensiamo a come ben minori poeti furono premiati. Ci si domanda se la letteratura italiana del 900 disse qualcosa, di simile. No, la voce di tale poeta è unica e solo con il tempo verrà fatta giustizia .
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