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martedì 1 gennaio 2013

filastrocca di Capodanno - G. Rodari

Filastrocca di Capodanno
Filastrocca di Capodanno
fammi gli auguri per tutto l’anno:
Voglio un gennaio col sole d’aprile,
un luglio fresco, un marzo gentile,
Voglio un giorno senza sera,
voglio un mare senza bufera,
voglio un pane sempre fresco,
sul cipresso il fiore del pesco,
che siano amici il gatto e il cane,
che diano latte le fontane.
Se voglio troppo, non darmi niente,
dammi una faccia allegra solamente

lunedì 31 dicembre 2012

L'anno nuovo - G. Rodari

L’anno nuovo

Indovinami, indovino
tu che leggi nel destino:
l’anno nuovo come sarà?
Bello, brutto, o metà e metà?
“Trovo stampato nei miei libroni
che avrà di certo quattro stagioni,
dodici mesi, ciascuno al suo posto,
un carnevale e un ferragosto,
e il giorno dopo del lunedì
avrà sempre un martedì.
Di più per ora scritto non trovo
nel destino dell’anno nuovo:
per il resto anche quest’anno
sarà come gli uomini lo faranno”.

mercoledì 26 dicembre 2012

una poesia di Natale al giorno - E' nato





E’ nato! Alleluia!
E’ nato il sovrano bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
La notte che già fu sì buia
risplende di un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaie
suonate! Squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma come nei libri hanno detto
da quattromill’anni i profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Da quattromill’anni s’attese
a quest’ora su tutte le ore.
E’ nato, è nato il Signore!
E’ nato nel nostro paese.
Risplende d’un astro divino
la notte che già fu sì buia.
E’ nato il Sovrano Bambino,
è nato! Alleluia, alleluia!
 
 

martedì 18 dicembre 2012

una poesia di Natale al giorno - Lo zampognaro

Lo zampognaro

Se comandasse lo zampognaro
che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?
“ Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”.
Se comandasse il passero
che sulla neve zampetta
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“ Voglio che i bimbi trovino,

quando il lume sarà acceso,
tutti i doni sognati,
più uno, per buon peso”.
Se comandasse il pastore
dal presepe di cartone
sai che legge farebbe
firmandola col lungo bastone?
“ Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso,
il bianco, il moro, il giallino “.
Sapete che cosa vi dico
io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
accadranno facilmente:
se ci diamo la mano
i miracoli si fanno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.
 
-
G. Rodari
 
 

mercoledì 12 dicembre 2012

Una poesia di Natale al giorno - il mago di Natale

 
 
 
Il mago di Natale
S'io fossi il mago di Natale
farei spuntare un albero di Natale
in ogni casa, in ogni appartamento
dalle piastrelle del pavimento,
ma non l'alberello finto,
di plastica, dipinto
che vendono adesso all'Upim:
un vero abete, un pino di montagna,
con un po' di vento vero
impigliato tra i rami,
che mandi profumo di resina
in tutte le camere,
e sui rami i magici frutti: regali per tutti.
Poi con la mia bacchetta me ne andrei
a fare magie
per tutte le vie.
 
In via Nazionale
farei crescere un albero di Natale
carico di bambole
d'ogni qualità,
che chiudono gli occhi
e chiamano papà,
camminano da sole,
ballano il rock an'roll
e fanno le capriole.
Chi le vuole, le prende:
gratis, s'intende.
In piazza San Cosimato
faccio crescere l'albero
del cioccolato;
in via del Tritone
l'albero del panettone
in viale Buozzi
l'albero dei maritozzi,
e in largo di Santa Susanna
quello dei maritozzi con la panna.
Continuiamo la passeggiata?
La magia è appena cominciata:
dobbiamo scegliere il posto
all'albero dei trenini:
va bene piazza Mazzini?
Quello degli aeroplani
lo faccio in via dei Campani.
Ogni strada avrà un albero speciale
e il giorno di Natale
i bimbi faranno
il giro di Roma
a prendersi quel che vorranno.
 
Per ogni giocattolo
colto dal suo ramo
ne spunterà un altro
dello stesso modello
o anche più bello.
Per i grandi invece ci sarà
magari in via Condotti
l'albero delle scarpe e dei cappotti.
Tutto questo farei se fossi un mago. 
Però non lo sono
che posso fare?
Non ho che auguri da regalare:
di auguri ne ho tanti,
scegliete quelli che volete,
prendeteli tutti quanti.

lunedì 10 dicembre 2012

una poesia di Natale al giorno - Filastrocca di Natale


Filastrocca di Natale

 

Filastrocca di Natale,
la neve è bianca come il sale,
la neve è fredda, la notte è nera
ma per i bimbi è primavera:
soltanto per loro, ai piedi del letto
è fiorito un alberetto.

 
Che strani fiori, che frutti buoni
oggi sull’albero dei doni:
bambole d’oro, treni di latta,
orsi dal pelo come d’ovatta,
e in cima, proprio sul ramo più alto,
un cavallo che spicca il salto.
Quasi lo tocco…
Ma no, ho sognato,
ed ecco, adesso, mi sono destato:
nella mia casa, accanto al mio letto
non è fiorito l’alberetto.
Ci sono soltanto i fiori del gelo
sui vetri che mi nascondono il cielo.
L’albero dei poveri sul vetro è fiorito:
io lo cancello con un dito.
 
 

mercoledì 5 dicembre 2012

Una poesia di Natale al giorno - A Gesù Bambino -U. Saba




A Gesù Bambino
La notte è scesa
e brilla la cometa
che ha segnato il cammino.
Sono davanti a Te, Santo Bambino!
Tu, Re dell’universo,
ci hai insegnato
che tutte le creature sono uguali,
che le distingue solo la bontà,
tesoro immenso,
dato al povero e al ricco.
Gesù, fa’ ch’i o sia buono,
che in cuore non abbia che dolcezza.
Fa’ che il tuo dono
s’accresca in me ogni giorno
e intorno lo diffonda,
nel Tuo nome.
 
 
 
 

domenica 2 dicembre 2012

Una poesia di natale al giorno - Dicembre

In questo periodo che dovrebbe preparare alla gioia, per qualcuno, della rinnovata nascita di Gesù, per altri, al ricevimento dei regali, in quest'anno che per tanti italiani è stato difficile voglio fare un regalo ai miei compagni di blog, semplice ma spero gradito: ogni giorno una poesia riferita al Natale augurando con esse un momento di serenità e relax.




Io son Dicembre, vecchietto, vecchietto,
l'ultimo figlio dell'anno che muore.
Ma quando nasce Gesù benedetto
reco nel mondo la pace e l'amore.
Porto col ceppo girando i camini
dei bei regali ai bimbi piccini.
 
 
 
 

sabato 17 novembre 2012

l'invidia

Su li stessi scalini de la chiesa
c'è uno sciancato co' la bussoletta
e una vecchia co' la mano stesa.
Ogni minuto lo sciancato dice:
- moveteve a pietà d'un infelice
che sò tre giorni che nun ha magnato... -
E la vecchia barbotta: - Esaggerato!
-
Trilussa
 

Oggi voglio parlarvi di uno dei peccati capitali, che penso sia parecchio  diffuso e pure antico: L'invidia.
L'invidia può essere definita cone un sentimento d'insoddisfazione e risentimento, di astiosa irritazione di fronte alla fortuna, al benessere, al successo  o a qualità altrui, che ovviamente l'invidioso non ha, oppure ha ma non è capace di valorizzare.
Dante collocò gli invidiosi nel secondo girone del Purgatorio, con le palpebre cucite con fil di ferro perchè in vita avevano guardato con invidia alle condizioni altrui.
L'atteggiamento dell'invidioso  è quello di sentirsi umiliato e quindi di svalutare chi ha di più,  cercare giustificazioni per i suoi successi ipotizzando possibili ammanicamenti e privilegi,  danneggiarlo e denigrarlo sino a volerne la  sconfitta.
Le persone invidiose dovrebbero riflettere meglio su cosa possiedono  e cosa invece non hanno giungendo alla conclusione che l’indispensabile nella vita ce l'ha ciascuno di noi e molte cose sono davvero superflue. Personalmente mi domando come si possa essere invidiosi di qualcuno che ad esempio ha una grande casa, o un'auto di lusso o una eccellente posizione lavorativa, senza tener conto di che situazione globale viva quella persona, forse ha una bella casa,  sì ma la sua vita è stata segnata da lutti, da malattie, dalla solitudine.   Perchè allora invidiarlo solo per un aspetto? Insomma, io sono convinta che per invidiare qualcuno bisogna che questi possegga tante qualità da essere quasi perfetto: deve avere bellezza, salute, intelligenza, ricchezza e successo. Allora vale la pena rodersi d'invidia, altrimenti lasciamo perdere!
D'altro canto l'invidia secondo me nasce dal fatto che alcuni di noi danno troppa importanza al giudizio degli altri, magari di persone quasi sconosciute o che ragionano spinte da  pregiudizi, e questo a mio parere è molto sbagliato perchè non fa altro che condizionarci e omologarci ad altri diventando la copia di un'altro mentre invece dovremmo, anche se può sembrare difficile,  cercare di essere noi stessi, unici, e diversi dalla massa.
Voi che ne pensate?
 
 
 


venerdì 2 novembre 2012

2 novembre

Questa volta vi propongo questa poesia famosa di Totò, mi pare proprio adatta alla ricorrenza odierna.... ed è anche un modo per riflettere sulla vita e sul nostro modo d'essere.
 
A' Livella
Ogn'anno, il due novembre, c'è l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.
Ogn'anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo 'e zi' Vicenza.
St'anno m'é capitato 'navventura...
dopo di aver compiuto il triste omaggio
(Madonna!) si ce penzo, che paura!
ma po' facette un'anema e curaggio.
'O fatto è chisto, statemi a sentire:
s'avvicinava ll'ora d'à chiusura:
io, tomo tomo, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.
"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del '31".
'O stemma cu 'a curona 'ncoppa a tutto...
...sotto 'na croce fatta 'e lampadine;
tre mazze 'e rose cu 'na lista 'e lutto:
cannele, cannelotte e sei lumine.
Proprio azzeccata 'a tomba 'e 'stu signore
nce stava 'n 'ata tomba piccerella,
abbandunata, senza manco un fiore;
pe' segno, sulamente 'na crucella.
E ncoppa 'a croce appena se liggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
guardannola, che ppena me faceva
stu muorto senza manco nu lumino!
Questa è la vita! 'ncapo a me penzavo...
chi ha avuto tanto e chi nun ave niente!
Stu povero maronna s'aspettava
ca pur all'atu munno era pezzente?
Mentre fantasticavo 'stu penziero,
s'era ggià fatta quase mezanotte,
e i 'rimanette 'nchiuso priggiuniero,
muorto 'e paura... nnanze 'e cannelotte.
Tutto a 'nu tratto, che veco 'a luntano?
Ddoje ombre avvicenarse 'a parte mia...
Penzaje: stu fatto a me mme pare strano...
Stongo scetato... dormo, o è fantasia?
Ate che fantasia; era 'o Marchese:
c'o' tubbo, 'a caramella e c'o' pastrano;
chill'ato apriesso a isso un brutto arnese;
tutto fetente e cu 'na scopa mmano.
E chillo certamente è don Gennaro...
'omuorto puveriello...'o scupatore.
'Int 'a stu fatto i' nun ce veco chiaro:
so' muorte e se ritirano a chest'ora?
Putevano sta' 'a me quase 'nu palmo,
quanno 'o Marchese se fermaje 'e botto,
s'avota e tomo tomo... calmo calmo,
dicette a don Gennaro: "Giovanotto!
Da Voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!
La casta è casta e va, sì, rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava, sì, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente".
"Signor Marchese, nun è colpa mia,
i'nun v'avesse fatto chistu tuorto;
mia moglie è stata a ffa' sta fesseria,
i' che putevo fa' si ero muorto?
Si fosse vivo ve farrei cuntento,
pigliasse 'a casciulella cu 'e qquatt'osse
e proprio mo, obbj'... 'nd'a stu mumento
mme ne trasesse dinto a n'ata fossa".
"E cosa aspetti, oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"
"Famme vedé... piglia 'sta violenza...
'A verità, Marché, mme so' scucciato
'e te senti; e si perdo 'a pacienza,
mme scordo ca so' muorto e so mazzate!...
Ma chi te cride d'essere... nu ddio?
Ccà dinto, 'o vvuo capi, ca simmo eguale?...
...Muorto si' tu e muorto so' pur'io;
ognuno comme a 'na'ato è tale e qquale".
"Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".
"Tu qua' Natale... Pasca e Ppifania!!!
T''o vvuo' mettere 'ncapo... 'int'a cervella
che staje malato ancora È fantasia?...
'A morte 'o ssaje ched''e?... è una livella.
'Nu rre, 'nu maggistrato, 'nu grand'ommo,
trasenno stu canciello ha fatt'o punto
c'ha perzo tutto, 'a vita e pure 'o nomme:
tu nu t'hè fatto ancora chistu cunto?
Perciò, stamme a ssenti... nun fa' 'o restivo,
suppuorteme vicino - che te 'mporta?
Sti ppagliacciate 'e ffanno sulo 'e vive:
nuje simmo serie... appartenimmo â morte!".
 
                            -
              Antonio De Curtis               
 
 
La livella
Ogni anno, il due novembre, c'è l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno deve fare questa gentilezza;
ognuno deve avere questo pensiero.
Ogni anno, puntualmente, in questo giorno,
di questa triste e mesta ricorrenza,
anch'io ci vado, e con dei fiori adorno
il loculo marmoreo di zia Vincenza.
Quest'anno m'è capitata un'avventura ...
dopo aver compiuto il triste omaggio
(Madonna!) se ci penso, che paura!
ma poi mi diedi anima e coraggio.
Il fatto è questo, statemi a sentire:
si avvicinava l'ora di chiusura:
io, piano piano, stavo per uscire
buttando un occhio a qualche sepoltura.
"Qui dorme in pace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l'11 maggio del '31".
Lo stemma con la corona sopra a tutto ...
...sotto una croce fatta di lampadine;
tre mazzi di rose con una lista di lutto:
candele, candelotte e sei lumini.
Proprio accanto alla tomba di questo signore
c’era un'altra tomba piccolina,
abbandonata, senza nemmeno un fiore;
per segno, solamente una piccola croce.
E sopra la croce appena si leggeva:
"Esposito Gennaro - netturbino":
guardandola, che pena mi faceva
questo morto senza neanche un lumino!
Questa è la vita! tra me e me pensavo...
chi ha avuto tanto e chi non ha niente!
Questo pover'uomo s'aspettava
che anche all’altro mondo era pezzente?
Mentre rimuginavo questo pensiero,
s'era già fatta quasi mezzanotte,
e rimasi chiuso prigioniero,
morto di paura... davanti alle candele.
Tutto a un tratto, che vedo da lontano?
Due ombre avvicinarsi dalla mia parte...
Pensai: questo fatto a me mi pare strano...
Sono sveglio...dormo, o è fantasia?
Altro che fantasia! Era il Marchese:
con la tuba, la caramella e il pastrano;
quell’altro dietro a lui un brutto arnese;
tutto fetente e con una scopa in mano.
E quello certamente è don Gennaro...
il morto poverello... il netturbino.
In questo fatto non ci vedo chiaro:
sono morti e si ritirano a quest’ora?
Potevano starmi quasi a un palmo,
quando il Marchese si fermò di botto,
si gira e piano piano... calmo calmo,
disse a don Gennaro: "Giovanotto!
Da Voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir, per mia vergogna,
accanto a me che sono blasonato!
La casta è casta e va, sì, rispettata,
ma Voi perdeste il senso e la misura;
la Vostra salma andava, sì, inumata;
ma seppellita nella spazzatura!
Ancora oltre sopportar non posso
la Vostra vicinanza puzzolente,
fa d'uopo, quindi, che cerchiate un fosso
tra i vostri pari,tra la vostra gente".
"Signor Marchese, non è colpa mia,
io non vi avrei fatto questo torto;
mia moglie è stata a fare questa fesseria,
io che potevo fare se ero morto?
Se fossi vivo vi farei contento,
prenderei la cassa con dentro le quattr'ossa
e proprio adesso, in questo stesso istante
entrerei dentro a un'altra fossa".
"E cosa aspetti, oh turpe malcreato,
che l'ira mia raggiunga l'eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza!"
"Fammi vedere! prendi 'sta violenza...
La verità, Marchese, mi sono stufato
di ascoltarti; e se perdo la pazienza,
mi dimentico che son morto e son mazzate!
Ma chi ti credi d'essere...un dio?
Qua dentro, vuoi capirlo che siamo uguali?...
...Morto sei tu , e morto son pure io;
ognuno come a un altro è tale e quale".
"Lurido porco!... Come ti permetti
paragonarti a me ch'ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a Principi Reali?".
"Ma quale Natale, Pasqua e Epifania!!!
Te lo vuoi ficcare in testa... nel cervello
che sei ancora malato di fantasia?...
La morte sai cos’è?... è una livella.

Un re, un magistrato, un grand’uomo,
passando questo cancello, ha fatto il punto
che ha perso tutto, la vita e pure il nome:
non ti sei fatto ancora questo conto?
Perciò, stammi a sentire... non fare il restio,
sopportami vicino - he t'importa?
Queste pagliacciate le fanno solo i vivi:
noi siamo seri… apparteniamo alla morte!"

lunedì 22 ottobre 2012

Ninna Nanna - R. M. Rilke

ancora una poesia intitolata Ninna nanna...                               
                                
Se un giorno io ti perda, 
potrai dormire senza che io spanda,
come il tiglio la sua fronda,
sopra di te il mio bisbiglio?

Senza ch'io vegliando
Quasi come palpebre parole
Sulle tue membra, sui tuoi seni,
sulla tua bocca deponga.
Senza che a chiave io ti chiuda e ti lasci
Sola con tutto ciò ch’è tuo,
come un giardino fitto di melisse
e di anice stellato.
-
Rainer Maria Rilke

venerdì 19 ottobre 2012

William Blake - Ninnananna

Ninnananna
 
Sogni dolci, formate un'ombra
sopra la testa del mio bell'infante;
sogni dolci di ruscelli ameni
accanto a raggi di luna, felici, silenti.
 
Dolce sonno, con morbide piume
tessi una corona d'infante per la tua fronte;
Dolce sonno, angelo mite,
sospenditi sopra il mio bimbo felice.
 
Dolci sorrise, nella notte
libratevi sopra il mio diletto
dolci sorrisi, sorrisi della mamma,
che tutta la santa notte incantano.
 
Dolci gemiti, sospiri come di colomba,
non scaccino il torpore dai tuoi occhi.
Dolci gemiti, sorrisi più dolci,
che tutti i miti gemiti incantano.
 
Dormi, dormi, bimbo felice,
tutto il creato dormì e sorrise;
dormi, dormi, un sonno felice,
mentre per te piange tua madre.
 
Dolce bimbo, nel tuo volto
posso rintracciare l'immagine divina.
Dolce bimbo, una volta, come te,
il tuo creatore giacque e pianse per me,
 
Pianse per me, per te, per tutti,
quando fu un piccolo infante,
tu sempre vedi la sua immagine,
un volto celeste che sorride su di te,
 
Sorride su di te, su me, su tutto;
egli divenne un piccolo infante.
I sorrisi di bimbi sono i suoi sorrisi,
che al cielo e alla terra danno pace.
-
Willian Blake

martedì 16 ottobre 2012

William Blake - gioia d'infante

Gioia d'infante
 
"Non ho nome: ho appena due giorni di vita".
Come ti devo chiamare?
"Sono felice,
Gioia è  il mio nome"
Che la dolce gioia sia la tua sorte!
 
Bella gioia!
Dolce gioia che hai solo due giorni,
dolce gioia ti chiamo:
e tu sorridi
mentre io canto,
che la dolce gioia sia la tua sorte!
-
William Blake
 

sabato 13 ottobre 2012

William Blake - Canzone Allegra

Sto leggendo una raccolta di poesie di William Blake  dal titolo Canti dell'innocenza e dell'esperienza. Questo poeta nacque a Londra nel novembre del 1757, disegnatore incisore e poeta. ci sono diverse poesie di questa raccolta che mi hanno colpita e un po' per volta le pubblicherò.

Canzone allegra
 
Quando i verdi  boschi ridono con voci di gioia,
e il ruscello increspato scorre via ridendo;
quando l'aria ride col nostro brio allegro,
e la verde colina ride col suo rumore;
 
quando i prati ridono col verde luminoso,
e la cavalletta ride sulla scena gaia,
quando Mary e Susan e Emily
con le loro dolci bocche rotonde cantano
"Ah, ah, oh!"
 
Quando gli uccelli variopinti ridono all'ombra,
dove la nostra tavola è coperta di ciliege e noci,
Vieni, viviamo allegri, unisciti a m e,
per cantare il dolce coro di "Ah,ah, oh"
-
William Blake

giovedì 4 ottobre 2012

Amore e Amicizia - E Bronte

Amore è come una rosa canina.
Amicizia è un agrifoglio.
E' bruno l'agrifoglio quando la rosa è in boccio,
ma chi dei due verdeggerà più a lungo?
 
La rosa selvaggia è dolce in primavera,
i suoi fiori profumano l'estate -
ma aspetta che l'inverno ricompaia:
chi loderà la bellezza del rovo?
 
Sdegna la fatua corona di rose
e vestiti di lucido agrifoglio
perchè Dicembre che sfiora la tua fronte
ti lasci ancora una verde ghirlanda.

-
 
Emily Bronte

domenica 9 settembre 2012

poesia su settembre - Biagio Marin

Settembre ha ispirato un'altra poesia, il suo autore è il  gradese  Biagio Marin che la scrisse in dialetto e la pubblicò nella raccolta "nel silenzio più teso"  del 1980.

Xe 'ndagia la stagion
le strae xe svode,
e in silensio le gode
el sole setembrin in evasion.
 
Xe rivao el garbin
co' l'aqua a rinfrescà le case,
e, su le spiase,
l'erba volaiga de color verdin.
 
E duto torna in calma e maravegia:
perfin el vento sta a vardà:
el mar xe duto biavità,
'na gran pupila svegia,
 
Autun xe qua,
i miligrani speta
l'ora soleta
per fasse russi e madurà.
 
 
Andata è la stagione
le strade sono vuote
e godono in silenzio
il sole settembrino in evasione.
 
E' arrivato il garbino
con l'acqua a rinfrescar le case,
e, sulle spiagge,
l'alga color verdino.
 
Tutto torna in calma e meraviglia,
perfino il vento sta a guardare:
il mare è tutto azzurrità,
una grande pupilla desta.
 
Autunno è qua,
i melograni attendono
l'ora soletta
per farsi rossi e maturare.
 
 

domenica 2 settembre 2012

un omaggio poetico a settembre: i pastori

Settembre, andiamo. E' tempo di migrare.
Ora in terra d'Abruzzi i miei pastori
lascian gli stazzi e vanno verso il mare:
scendono all'Adriatico selvaggio
che verde è come i pascoli dei monti.

Han bevuto profondamente ai fonti
alpestri, che sapor d'acqua natía
rimanga ne' cuori esuli a conforto,
che lungo illuda la lor sete in via.
Rinnovato hanno verga d'avellano.

E vanno pel tratturo antico al piano,
quasi per un erbal fiume silente,
su le vestigia degli antichi padri.
O voce di colui che primamente
conosce il tremolar della marina!

Ora lungh'esso il litoral cammina
la greggia. Senza mutamento è l'aria.
il sole imbionda sì la viva lana
che quasi dalla sabbia non divaria.
Isciacquío, calpestío, dolci romori.

Ah perché non son io cò miei pastori?


                              -
                 G. D'Annunzio

domenica 1 luglio 2012

Di luglio - Ungaretti

Quando su ci si butta lei,
Si fa d'un triste colore di rosa
Il bel fogliame.
Strugge forre, beve fiumi,
Macina scogli, splende,
E' furia che s'ostina, è l'implacabile,
Sparge spazio, acceca mete,
E' l'estate e nei secoli
Con i suoi occhi calcinanti
Va della terra spogliando lo scheletro.
-
Ungaretti

mercoledì 27 giugno 2012

Notte d'estate - Garcia Lorca


L'acqua della fonte
suona il suo tamburo
d'argento.
Gli alberi
tèssono il vento
e i fiori lo tingono
di profumo.
Una ragnatela
immensa
fa della luna
una stella.
-
F.Garcia Lorca

giovedì 21 giugno 2012

Estate -poesia di E. Hesse

21 giugno.... primo giorno d'estate.... Era ora!
Fa caldo, tanta afa e temporali da fronte caldo.... stasera addirittura tempesta ma poi nuovamente il sole .... caldo.
Una poesia per celebrare l'estate.


Estate
Improvvisamente fu piena estate.
I campi verdi di grano, cresciuti e
riempiti nelle lunghe settimane di piogge,
cominciavano a imbiancarsi,
in ogni campo il papavero lampeggiava
col suo rosso smagliante.
La bianca e polverosa strada maestra era arroventata,
dai boschi diventati più scuri risuonava più spossato,
più greve e penetrante il richiamo del cuculo,
nei prati delle alture, sui loro flessibili steli,
si cullavano le margherite e le lupinelle,
la sabbia e le scabbiose, già tutte in pieno rigoglio
e nel febbrile, folle anelito della dissipazione
dell'approssimarsi della morte
perché a sera si sentiva qua e là nei villaggi il chiaro,
inesorabile avvertimento delle falci in azione.

-
H. Hesse

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assegnatomi dal blog "l'incantesimo dello zucchero" di Rocco

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Ci sono giorni memorabili nelle nostre vite in cui incontriamo persone che ci fanno fremere come ci fa fremere una bella poesia, persone la cui stretta di mano è colma di tacita comprensione e il cui carattere dolce e generoso dona alle nostre anime desiderose e impazienti una pace meravigliosa. Forse non le abbiamo mai viste prima e magari non attraverseranno mai più il sentiero della nostra vita; ma l'influsso della loro tranquillità e umanità è una libagione versata sul nostro malcontento, e sentiamo il suo tocco salutare come l'oceano sente la corrente della montagna che rinfresca le sue acque salate. Helen Keller
by Renata

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