Erano anni che la cercavo! una poesia che ricordo mi era stata dettata alle elementari dalla mia maestra e ricordavo che la leggeva da un libro piuttosto spesso e con la copertina gialla.... son passati trenta e più anni e finalmente in un negozio del centro, una libreria aperta da poco ma che si occupa anche di editoria locale, ecco che vedo un libro che mi fa tornare a galla un bel ricordo d'infanzia... entro, lo sfoglio, e ...oplà ecco la poesia che cercavo da tanto.... e siccome domani è San Giovanni patrono di Torino, quale occasione migliore per proporvela!
Torino Quante volte tra i fiori, in terre gaie,
sul mare, tra il cordame dei velieri,
sognavo le tue nevi, i tigli neri
le dritte vie corrusche di rotaie,
l’arguta grazia delle tue crestaie,o città favorevole ai piaceri!
E quante volte già, nelle mie notti d’esilio,
resupino a cielo aperto, sognavo sere torinesi,
certo ambiente caro a me,
certi salotti beoti assai, pettegoli,
bigotti come ai tempi del buon Re Carlo Alberto….
"… se ‘l Cônt ai ciapa ai rangia për le rime…"
"Ch’a staga ciutô…" – "’L caso a l’è stupendô!…"
"E la Duse ci piace?" – "Oh! Mi m’antendô pà mi a teatrô i vad për divertime…"
"Ch’a staga ciutô!… A jntra ‘l Reverendô!…"
S’avanza un Barnabita, lentamente…
stringe la mano alla Contessa amica
siede col gesto di chi benedica…
Ed il poeta, tacito ed assente,
si gode quell’accolita di gente
ch’a la tristezza d’una stampa antica…
Non soffre. Ama quel mondo senza raggio di bellezza,
ove cosa di trastullo è l’arte.
Ama quei modi e quel linguaggio
e quell’ambiente sconsolato e brullo.
Non soffre. Pensa Giacomo fanciullo
E la "siepe" e il "natìo borgo selvaggio".
I Come una stampa antica bavarese vedo al tramonto il cielo subalpino…
Da Palazzo Madama al Valentino
ardono l’Alpi fra le nubi accese…
E’ questa l’ora antica torinese,
è questa l’ora vera di Torino…
L’ora ch’io dissi del Risorgimento,
l’ora in cui penso a Massimo d’Azeglio adolescente,
a I miei ricordi, e sento d’essere nato troppo tardi…
Meglio vivere al tempo sacro del risveglio,
che al tempo nostro mite e sonnolento!
Un po’ vecchiotta, provinciale,
fresca tuttavia d’un bel garbo parigino,
in te ritrovo me stesso bambino,
ritrovo la mia grazia fanciullesca
e mi sei cara come la fantesca che m’ha veduto nascere, o Torino!
Tu m’hai veduto nascere,
indulgesti ai sogni del fanciullo trasognato:
tutto me stesso, tutto il mio passato,
i miei ricordi più teneri e mesti dormono in te,
sepolti come vesti sepolte in un armadio canforato.
L’infanzia remotissima… la scuola… la pubertà…
la giovinezza accesa… i pochi amori pallidi… l’attesa delusa…
il tedio che non ha parola… la Morte e la mia Musa
con sé sola, sdegnosa, taciturna ed incompresa.
Ch’io perseguendo mie chimere vane
pur t’abbandoni e cerchi altro soggiorno,
ch’io pellegrini verso il Mezzogiorno a belle terre tepide lontane,
la metà di me stesso in te rimane
e mi ritrovo ad ogni mio ritorno.
A te ritorno quando mi rabbuia Il cuor deluso da mondani fasti.
Tu mi consoli, tu che mi foggiasti
Quest’anima borghese e chiara e buia
dove ride e singhiozza il tuo Gianduia
che teme gli orizzonti troppo vasti…
Eviva i bôgianen…Sì, dici bene, o mio savio Gianduia ridarello!
Buona è la vita senza foga, bello goder di cose piccole e serene…
A l’è questiôn d’ nen piessla…
Dici bene, o mio savio Gianduia ridarello!…
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Guido Gozzano
1 commento:
Che bella è Torino! in realtà l'ho scoperta tardi, a 19 anni quando ho iniziato a studiare al castello del Valentino...ma è stato un amore a prima vista!
Gozzano la vedeva un pò malinconica, com'era nella sua natura...anche questa è una "faccia" di questa straordinaria città. Ciao Tiziana. PS Buon San Giovanni.
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