Ho deciso di leggere Firmino di Sam Savage grazie alle favorevoli recensioni, ma l'ho trovato da subito lento, così per qualche mese è rimasto sul mio comodino, in attesa. Poi l'ho ripreso e terminato non senza fatica.
Firmino è la storia di un ratto, il tredicesimo cucciolo di ratto che nasce in una libreria di Boston e che non riuscendo ad alimentarsi al capezzolo della madre, una pantegana avvinazzata, sopravvive mangiando i libri che ha intorno. E così che impara a leggere, svilluppa il pensiero, la fantasia, il senso critico e la consapevolezza di non sentirsi più ratto ma di non poter neppure essere uomo. Decide allora di cercare il contatto umano, ma quale metafora dell'uomo, ha aspirazioni, sogni, subisce delusioni e disincanti, in una società che non vuole andare oltre l'apparenza. La narrazionde delle sua esistenza continua sino a quando intorno a lui tutto crollerà anche il vecchio quartiere di Boston dove vive, quartiere che sarà distrutto dalle ruspe per attuare un nuovo piano edilizio.
Originale l'idea del mondo visto da un ratto ma la narrazione è lenta, talvolta noiosa e ripetitiva. Sicuramente malinconico e persino prevedibile. Non è il miglior libro che ho letto, ma non è neppure da buttare. Forse ha avuto troppa pubblicità positiva e quindi erano alte le mie aspettative di lettura.
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